COMUNE DI ROMA IV U.O. XII DIP. LL. PP. EDILIZIA MONUMENTALE RESTAURO CONSERVATIVO E CONSOLIDAMENTO STATICO DELL’ARCO DI SISTO V CON SISTEMAZIONE DELLA RELATIVA AREA DI PERTINENZA VINCOLATO AI SENSI DELLA LEGGE 1089/39
Coordinatore per la progettazione ai sensi dell’Art. 3 comma 3 D.Lgs. 494/96: Ing. Luigi Di Marco
Arco monumentale in peperino e travertino costruito nella seconda metà del ‘500. Fa parte dell’Acquedotto Felice che si connetteva all’antico percorso dell’Acquedotto Alessandrino con mostra terminale dell’acqua a Largo Santa Susanna. Costruttivamente l’Arco è a tre fornici, realizzato in blocchi di peperino portanti che penetrano nella struttura interna a concrezione per circa 40 cm. Il basamento, le imposte e le chiavi di volta, le lunette ai lati dei fornici, le specchiature dei fornici laterali, le cornici e le cimase delle volute di raccordo con l’attico sono in travertino. La sommità dell’Arco è caratterizzata dall’attico, raccordato al piano sottostante attraverso due ampie volute terminanti rispettivamente con un dado. Sopra ciascun dado è posizionato lo stemma della famiglia Peretti, alla quale Papa Sisto V apparteneva, tre volumi di forma conica accostati simboleggianti i tre colli di Roma: Viminale, Quirinale ed Esquilino. La maggior parte della superficie dell’attico è occupata su ambedue i fronti, dall’epigrafe commemorativa. Il lato sud-est riporta:
“SIXTUS V PONT. MAX VIAS UTRASQ ET AD S. MARIAM MAIOREM ET AD S. MARIAM ANGELORUM AD POPULI COMMODITATEM ET DEVOTIONEM LONGAS LATASQU SUA IMPENSA STRAVIT”
dove si ricorda che per opera di Sisto V furono ristrutturate le vie che collegavano S. Maria Maggiore, S. Maria degli Angeli e S. Lorenzo fuori le mura, al fine di facilitare i fedeli nello svolgimento delle processioni che si snodavano dall’una all’altra delle basiliche sopra nominate. L’iscrizione presente nell’attico del prospetto nord-ovest riporta:
”SIXTUS V PONT. MAX DUCTUM ACQUAE FELICIS RIVO SUBTERRANEO MILL PASS XIII SUBSTRUCTIONE ARCUATA VII SUO SUMPTU EXTRUXIT”
dove si ricorda che, per opera di Sisto V e a sue spese, fu costruito un acquedotto la cui lunghezza complessiva era di 20 miglia, di cui 7 sopra terra e 13 interrate. Il materiale utilizzato per le epigrafi, probabilmente di reimpiego è marmo in lastre. Un’altra iscrizione, quasi completamente persa sul fronte sud-est e ancora parzialmente leggibile sul fronte nord-ovest, presente sulla fascia di peperino che, subito al di sotto dell’attico costruttivamente aveva la funzione di gocciolatoio, sta a ricordare la data del primo anno di pontificato di Sisto V (1585) e precisamente recita:
”ANNO DOMINI MDLXXXV PONTIFICATUS I”.
Nelle lunette in travertino ai lati del fornice principale, sul prospetto nord-ovest, troviamo due stelle, probabilmente in ricordo del Piano Stellare “In Sideris Forma” voluto per la “nuova città” da Sisto V. Sul fronte opposto ricorre invece nuovamente lo stemma della famiglia Peretti simboleggiante i tre colli di Roma. Nelle lunette ai lati del fornici secondari e su entrambi i fronti campeggia un ramoscello di pere, sempre in ricordo dei Peretti.
Il basamento, costituito da zoccolatura in travertino, presenta sul lato nord-ovest delle riprese in filari di laterizio e malta grossolana, dal colore si direbbe pozzolanica, dovuti probabilmente ad interventi moderni di restauro dei blocchi, così come le innumerevoli stuccature, presenti invece su ambo i lati e nelle imbotti dei fornici, eseguite per contenere l’esfoliazione e la caduta di parti di peperino.
Originariamente i giunti tra un blocco e un altro di peperino, oggi per la maggior parte sormontati da evidenti stuccature, realizzati con un letto di calce, erano molto sottili, nell’ordine del millimetro e la commessura precisa. Inoltre le modanature realizzate sui blocchi di peperino sono quasi del tutto scomparse. Si riesce meglio a comprenderne l’esistenza osservando la parte estrema destra del fronte nord-ovest, dove la presenza dell’edificio costruito con la Stazione, ha realizzato indirettamente, una protezione maggiore nei confronti degli agenti atmosferici rispetto alle altre superfici dei prospetti, fatte salve quelle delle imbotti dei fornici.
Sulla copertura dell’Arco, sulle due volute di raccordo con l’attico, sono state adagiate delle lastre di ferro, data l’ossidazione rossiccia evidente, conformate per la raccolta delle acque meteoriche, a realizzare un bocchettone di fuoriuscita. In sommità, esclusivamente sul fronte nord-ovest, invece sono presenti delle lastre di piombo che, rigirando parzialmente sulla superficie verticale di prospetto, vanno a realizzare una scossalina.
Premessa - Criteri guida: Alla base di ogni intervento di restauro c’è la conoscenza condotta con gli strumenti della storia artistica ed architettonica, dell’analisi diretta ed approfondita del monumento, del riscontro sistematico su questo dei dati di origine letteraria ed archivistica. La fase successiva, quella della conoscenza fisica dell’oggetto, è stata effettuata sia con il disegno ed il rilievo, che con l’ausilio della fotografia e degli strumenti necessari per le moderne tecniche di indagine. Con questi elementi è stata riprodotta una rappresentazione grafica puntuale ed esplicita della situazione del manufatto e del suo stato di degrado.
Interventi di Consolidamento e Restauro: Per analizzare le cause del degrado e individuare i relativi metodi di intervento, oltre all’attenta osservazione in situ, sono state eseguite indagini di laboratorio, prove tecniche, saggi non distruttivi con strumentazioni di rilevazione termica per l’individuazione delle superfici distaccate, indagini petrografiche e mineralogiche delle pietre e delle malte, ovvero studio al microscopio ottico di due sezioni sottili, una ricavata da un campione di peperino e una da un campione di malta di restauro. Sono stati eseguiti saggi di scavo sotto il fornice principale per verificare l’esistenza di frammenti della pavimentazione originale. E’ stata effettuata una ricerca storico iconografica.
Analizzate le cause del degrado, sono state definite le mappature tematiche dello stato di conservazione del monumento e quelle relative agli interventi da eseguire.
Preconsolidamento: Consolidamento superficiale preventivo delle parti decoese e di tutte le parti che presentavano fenomeni di sfarinatura ed esfoliazione. Pulitura: Pulitura superficiale non distruttiva eseguita nel rispetto delle patine, realizzata con acqua atomizzata e con agenti chimici nelle aree individuate. Sabbiatura di microprecisione nelle aree interessate da crosta nera persistente. Consolidamento: Consolidamento delle parti disgregate, ovvero rinforzo della materia intima della pietra a livello di microporosità e microfratture con metodologie collaudate ed utilizzate dall’Istituto Centrale del Restauro. Rimozione di stuccature non idonee e sostituzione delle stesse. Rimodellazione dei profili in un’area perimetrata e riconoscibile tesa al ristabilimento dell’unità potenziale dell’opera d’arte. L’intervento, limitandosi a svolgere i suggerimenti impliciti nei frammenti stessi e reperiti in testimonianze autentiche dello stato originario (foto dell’ Archivio Fotografico Comunale) integra alcune porzioni di pietra nella parte più preservata dell’intera superficie dell’arco, rendendo minimo l’intervento di rimodellazione. Trattamento biocida delle superfici, diserbo, disinfestazione, protezione delle opere.